Roma, 14 dic. (askanews) – “Il Codice degli Appalti contiene finalmente articoli che possono essere applicati. Speriamo duri perchè ha delle basi. Nel nostro convegno abbiamo avuto la presenza del ministro Salvini al quale abbiamo fatto i nostri positivi commenti. In particolare c’è la grande novità della chiamata in causa per la prima volta della committenza. Parliamo tanto di salari minimi, e il salario minimo può essere argomento di discussione. Ma noi abbiamo i contratti di lavoro che sono centrali”.
Lo ribadisce ad askanews il presidente di Confcooperative Lavoro e Servizi, Massimo Stronati nel corso dei lavori “Dall’Appalto al Salario”, workshop che si è svolto nei giorni scorsi presso la sede del Consiglio Regionale della Lombardia, organizzato in collaborazione con il vice presidente del Consiglio Regionale, Giacomo Cosentino.
“Come Federazione noi ne firmiamo dieci – prosegue Stronati -, e li firmiamo perchè siamo una organizzazione maggiormente rappresentativa e li firmiamo con sindacati rappresentativi con i quali condividiamo anche la bilateralità. Un aspetto importante nella costruzione del salario che non è solo quanto si prende in busta paga ma sono i contributi, gli oneri, e ci sono anche gli organismi della bilateralità, fondi sanitari, paritetici ecc. Sono soldi. Il discorso quindi va spostato sul salario giusto, concordato tra le parti, tra il datore di lavoro, i sindacati e appunto i committenti. Perchè se continuiamo ad appaltare lavori sotto soglia o con gare di appalto a 14 euro, dove abbiamo 9 euro di salario minimo dove andiamo a prendere i soldi per gli altri oneri? Non regge. Quindi il committente deve essere chiamato in causa e con questo Codice degli Appalti è chiamato in causa, con la revisione prezzi, l’accordo dell’inflazione, possibilità quindi molto concrete per mettere al centro il lavoro, garantire lavoro buono e dare prospettiva alle imprese buone, quelle che non fanno pirateria”.
Per Stronati dunque “Economia di mercato sì, economia di mercato protetta no. Avendo tutti gli attori la possibilità di avere le stesse regole. Quindi Codice degli Appalti, contratti di lavoro, dignità per chi lavora, formazione. Il Governo ha investito molto sul Codice degli Appalti, e se ha detto no al salario minimo penso stia invece dicendo sì al salario giusto”.
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