La riconferma alla vicepresidenza di Confcooperative nazionale a valle di una stagione assembleare partecipata, ricca di spunti e con la prospettiva di nuove sfide per la cooperazione. Se avessimo il potere di orientare il futuro e vederne i risultati quale realtà vedrebbe Anna Manca per la cooperazione nel 2028?
Ciò che ci attende non può che partire da quei temi che sono stati individuati nel percorso assembleare: lavoro, comunità futuro. Sarà l’impegno di tutti quanti noi, anche partendo dalla Conferenza dei Servizi e della Rappresentanza che ha segnato la strada per essere più vicini a tutte le nostre cooperative e ad essere in grado di rispondere in maniera compiuta a quelli che sono i bisogni le sfide e ciò che attende l’economia della cooperazione nel prossimo futuro.
Il Lavoro: il lavoro sarà sempre al centro perché il lavoro è quella dimensione umana fatta di relazione, di identità e talenti. La nostra Repubblica è fondata sul lavoro, come recita la Costituzione, ed il lavoro è quella la dimensione in cui tutte le persone devono essere accompagnate per poter dare quello che possono ed il meglio di sé proprio al servizio della comunità. Il lavoro non rappresenta dunque una mera transazione economica ma costituisce il momento in cui, in relazione con gli altri, ciascuno porta avanti la propria identità, i propri sogni e le proprie aspirazioni per il giusto mantenimento di se stessi nella società in cui vive. L’obiettivo della nostra Organizzazione sarà dunque quello di perseguire sempre il principio del lavoro buono, dignitoso e giustamente retribuito per questo il nostro impegno sarà costante sia nelle relazioni sindacali così come nelle relazioni con la Pubblica Amministrazione, proprio per avere la garanzia che il lavoro portato avanti nelle nostre cooperative risponda a questi criteri.
I bisogni crescono, sono mutevoli ed è necessario essere all’altezza delle sfide. Siamo di fronte alle transizioni, digitale ed ambientale e come movimento cooperativo non possiamo che essere portatori di innovazione a 360 gradi per un modello equo e sostenibile. Quindi grande attenzione alle professionalità, alla formazione e come sempre al contrasto alle diseguaglianze. Le transizioni come sempre portano grandi evoluzioni, ci fanno progredire ma al contempo ci sono delle fasi in cui qualcuno inevitabilmente può rimanere indietro. Allora proprio perché il nostro modello di società è una società senza scarti - non solo economia circolare ma società circolare – questo per noi dovrà costituire un impegno ancora più forte nel contrasto alle diseguaglianze tra persone e tra territori. Essere sempre presenti nelle comunità ed accompagnare i processi verso uno sviluppo equo e sostenibile.
La stagione assembleare ha registrato una maggiore presenza di donne e giovani ma le attese di un ricambio generazionale nelle imprese sono ancora difficili, e sui territori la presenza di giovani è ancora molto eterogenea. Cosa è possibile fare per rendere più attrattiva la cooperazione per le giovani generazioni?
In questa tornata sono cresciute donne e giovani, le donne in maniera più significativa, i giovani ancora rimangono una sfida da affrontare con grande urgenza, dobbiamo impegnarci come organismi di rappresentanza sui territori e sui settori per coinvolgere sempre più i giovani anche nei percorsi della rappresentanza ma dobbiamo soprattutto lavorare sulla comunicazione e sulla narrazione. Non dobbiamo smettere mai di raccontare tutto ciò che le nostre cooperative ogni giorno fanno in ogni territorio e settore con grandi successi con grandi e buone pratiche che mirano al bene comune e che sono appunto espressione ed organizzazione di risposte intorno a bisogni emergenti. Credo che la narrazione delle buone pratiche, dei nostri ruoli e delle nostre storie possa essere attrattivo laddove ci impegneremo ancor di più ad essere presenti. Ad esempio nelle scuole dobbiamo portare il modello cooperativo, dobbiamo stringere accordi con le università, per fare in modo che anche la ricerca possa trasferire innovazione all’interno delle nostre cooperative.
Questo sarà molto importante affinchè il modello dell’impresa cooperativa venga promosso, divulgato studiato in tutte le università, nei percorsi di studio compresi gli istituti superiori.
Ad oggi il modello ortodosso prevalente lascia poco spazio all’approfondimento e alla conoscenza di quella grande storia e realtà che è la cooperazione, riconosciuta dell’articolo 45 della Costituzione per la sua funzione sociale ed oggi più che mai protagonista di quella Economia Sociale di cui anche l’Europa si è accorta.
L’impatto di una Economia Sociale che è oggi è in grado di I disastri prodotti da un altro tipo di economia, sempre più lontana dall'economia reale, finalizzata al profitto immediato che non fa sconti a nessuno.